mercoledì 2 maggio 2007

Jack Herrer

Aveva sempre sospettato che suo padre gli stesse nascondendo qualcosa. Ne aveva il sentore: la sua cute gli inviava piccoli segnali, stimoli elettrici che infuocavano spie di allarme nel suo cervello stonato dalla Jack Herrer.
Pensò che tutto potesse essere piuttosto normale. Pensò a Kya e al suo rapporto con il padre.
Forse non c’è nulla di speciale… tutti i figli… tutti i padri…
Era confuso: non riusciva a capire cosa lo metteva in crisi.
Aveva sempre sopportato, in maniera più o meno brillante, il rapporto che esisteva con lui, l’albero, il sole, il fallo, la potenza che rinasce sotto altre forme…
Lo aveva semplicemente tagliato fuori dalla propria vita, se non quella quotidiana fatta di stupidi gesti e sterili meccanismi consolidati nel tempo, quella intima e creativa, in divenire, la potenza che si riscopre e si proietta verso nuovi orizzonti, recidendo per sempre il cordone ombelicale.
Potenza che muore. Potenza che nasce.
Come una pianta di sativa. Compie il suo ciclo. Ci regala il seme. Geneticamente affine. Questione di DNA.
Il seme a sua volta compie il ciclo, identico a se stesso, identico nei tempi, a discapito dei ruoli invertiti per gioco dal destino.
Mi trovo proiettato tra dieci anni… ho i baffi…
Questione di DNA.
Marco ripensò allora a Daniel Clowes, pantaloncini corti e maglietta, sguardo spento, rassegnato al proprio destino…
In mente, come marchiato a fuoco, l’immagine di quel fumetto letto da poco.
La soffice nuvoletta fumettistica si prendeva gioco di Marco; scappava e ritornava, si faceva inseguire, dilatava le distanze, ma poi tornava mutata: le curve diventate angoli, la bidimensione che si riscopre trina, il leggero che diventa pesante, il bianco che si macchia di scuro, lo fagocita, lo fonde con se fino a risultarne un colore inguardabile, che non si fa mostra di se, ma nasconde la tela sottostante.
Nuvoletta diventata macigno. Testa pesante. Rumore di fondo.
“Potrò mai oppormi alla tirannia del DNA o sono destinato anch’io ad un futuro di totale infelicità?” *

*da "David Boring" di D.Clowes

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