mercoledì 4 giugno 2008

Grey Berry

Con un clic la vocina si acquietò.
Aveva cercato di distrarsi quella sera. Ad un concerto per ballare, saltare, cantare: che l’alccol facesse quello per cui era stato comprato.
Distrarsi. Mettere un silenziatore alla vocina.
Una pausa al vortice interno che la tormentava e la corrodeva e la sfiniva.
Musica ad alto volume.
Per un po’ ci era riuscita. Ma tutto svanì.
Esistono le storie a lieto fine nella realtà?
O dobbiamo accontentarci della scorpacciata di favole dell’infanzia?
Le bastò rimettersi in auto per tornare verso casa. In un vicolo la spazzatura era stata riversata per strada ed ora era in fiamme. Un fumo bianco e denso risaliva tra mille grossi rivoli verso l’alto, impregnado un’aria di suo fetida.
Chiuse per prima cosa il finestrino, poi risalì il vicolo a retromarcia.
Di lì non si poteva passare! il piave asfaltato, ricolmo d’immondizia, moromorava.
Dovette trovare una strada alternativa e l’unica possibilità le era offerta da una parallela. Avrebbe dovuto percorrerla contro il senso di marcia. Uscì da quel girone dell’inferno e salì di grado. Altro giro, altra corsa. La cosa si faceva più interessante: slalom tra barricate fatte con immondizia.
Tutto il nostro rifiuto, quello che neghiamo, che scartiamo, l’eccesso, il brutto di cui disfarsi, l’osso della carne, la lettera strappata, la bottiglia vuota, ma piena di rimorsi, il preservativo usato in un amplesso rubato, l’assorbente colmo di mestruo: tutto lì, in bella mostra, il sottosuolo che ce lo sputa innanzi perché ci resti impresso.
Le si inumidirono gli occhi. Non lo sopportava. Non riusciva a reggere quello scempio. La sua città: Napoli. Ma dentro di sé il vortice non sembrava voler terminare. Una stretta allo stomaco. Il suo passato e l’oggi, il suo presente, tutto insieme condensato in un’immagine, in una sensazione, in un rifuto, quello innanzi a lei, quello dentro di lei.
Quello fu il simbolo.
Il resto venne da sé: Teresa torno a casa avvilita, sconfitta, triste e consapevole del fatto che lei, a livello personale, non avrebbe potuto muovere un passo per risolvere quella situazione. I media assurgevano a professori emeriti invitando i partenopei alla raccolta differenziata. Teresa in questa strategia non vedeva alcuna utilità a breve termine, nessuna efficacia per risolvere l’acuzie. Il problema era così grosso e di difficile gestione da richiedere tempo, molto tempo. E lei quel tempo non l’avrebbe concesso a nessuno.
Piuttosto Teresa voleva differenziarsi. Modificare la propria esistenza, smarcandola da quella delle persone che non avevano il coraggio di mettersi in gioco, svincolarsi dalle comodità routinarie dei rapporti, dal soldo facile, dall’auto di papà, dal piatto a tavola e le lenzuola cambiate. Voleva allontanarsi da quella città che ormai non la stimolava più.
Rincasò, si preparò una canna di Grey Berry, erba bastarda da Bubblegum e Blueberry, e accese il computer.
ryanair.com
selezionare aeroporto di partenza: Roma Ciampino
selezionare aeroporto di arrivo: Porto
Quando?
Cliccò sulla freccia che faceva scorrere i mesi e i giorni, cercando il volo più economico possibile. Era quello il criterio che la stava guidando, nessun altro pensiero. Trovò un volo a 9 euro e novantanove. Poteva andare. Con le tasse avrebbe speso sui 50 euro.
Sola andata?
Sì.
Eseguì l’operazione: volo FR 185 del 24 luglio Roma (CIA) - Porto (OPO) ore 17.46.
Con un clic la vocina si acquietò.
Qualcuno avrebbe potuto criticarla, sostenendo che era lei in realtà a fuggire, era lei in realtà quella non coraggiosa, quella che scappava, rinunciando a restare e a lottare perché la sua città tornasse alla normalità. Era lei che scappando faceva la morte della propria città.
Forse quel qualcuno aveva ragione, ma Teresa aveva individuato un percorso. Doveva intraprenderlo, pena la sua di morte. Quel qualcuno per adesso poteva andare al diavolo. Lasciò la canna spegnersi quando ne aveva fumato circa metà e andò a coricarsi, libera dalla vocina.