lunedì 30 aprile 2007

Indian cream

Ho pensato molto a noi.
So quello ke voglio...
tu invece???

Un piccolo colpo sulla cornetta verde. Messaggio inviato.
Teresa impiegò circa 45 minuti per inviargli quella comunicazione.
45 minuti: 11 parole.
In realtà da quando aveva iniziato a pensare a come sarebbe stato meglio agire, aveva ascoltato per ben due volte il volume numero 6 di Cafè del mar: nell’ultima telefonata con Davide i silenzi erano stati maggiori degli scorci di dialogo e anche in quel messaggio chiara era l’intenzione di sovraccaricare i segni di interpunzione, quelli che arrestano il flusso di parole, quelli che arrestano il flusso di rabbia e rassegnazione che giunge al cervello, quelli che impongono una pausa.
Puntini sospensivi che rimandavano a vecchi scontri.
3 punti interrogativi.
3.
Come a chiedersi davvero: chi sei e cosa vuoi da me?
Pause silenzi vuoti tele grigie.
Silenzi pieni di paure, timore di perdersi, timore di incontrarsi, timore di scoprirsi davvero, proiezioni, desideri sopiti, voglia di libertà, voglia di capire…
Non le restava che aspettare.
Ma nel frattempo non poteva non chiedersi quali eventi avrebbero potuto ora scatenarsi.
Si preparò filtro, cartina e sigaretta.
Cominciò a squagliare l’hashish: fissava il fuoco e nel blu alla base della fiamma rivide se stessa prima dell’ultima discussione con Davide: la calma che si estingue, il passivo che si trasforma in attivo, il freddo che diventa caldo, cambia colore, diventa giallo e distrugge, bruciando, quello che incontra. Prese l’hashish tra pollice e indice e lo sbriciolò senza problemi. Il fuoco aveva agito.
Rollò la canna e l’accese.
Il secondo tiro fu più efficace del primo.
Ora poteva davvero domandare.
Spense il telefonino che, come previsto, era rimasto in silenzio e continuò ad aspirare con pacatezza, seduta per terra, fuori al balcone, scrutando l’infinito dentro se stessa.