sabato 6 ottobre 2007

Caramello Royale

Crediamo di scegliere.
E di essere liberi.
Tutt’altro. La nostra vita è in qualche modo già scritta.
Siamo destinati a crescere con gli omogeneizzati, ad andare sul passeggino, a guardare la televisione, mentre la baby-sitter fuma sigarette al balcone e parla di nulla al telefonino, a giocare alla Play Station o a navigare sul web. Obbligati a studiare perché costretti ad avere un ruolo sociale, a lavorare, quando libertà dovrebbe essere affrancamento da questo. Dalle elementari all’università, cresciuti per imparare qualcosa che paghi, pasciuti per continuare a spendere quello che si guadagna.
Dov’è la vita in tutto ciò?
Crediamo di scegliere, quando in realtà la vita si basa su indecisioni.
Finte / cosa mi metto per la cena di domani?, vere / avrò il coraggio di dirle che ho toccato una bambina?
Stefano amava casa sua. Anche in relazione al piccolo giardino antistante.
Prese l’hashish e tutto il resto e, posizionato un telo sul prato, si distese a guardare le stelle.
Granelli di luce, spruzzati senz’ordine su una volta scura, imperscrutabile. Anche quell’immagine non aveva corrispondenza con il reale e lui lo sapeva. La distanza che intercorre tra la posizione reale delle stelle e quella che le rende manifeste ai nostri occhi è ragguardevole: un percorso che la luce compie con immensa velocità / nulla più rapida di lei, neanche il pensiero/ ma non tanto da garantire la corrispondenza tra quello che si vede e quello che c’è: le stelle inviano i loro raggi luminosi verso la terra, questa nel frattempo ruota su se stessa, voltando le spalle.
La canna cominciò a fare effetto: il telo scuro che chiamiamo cielo diventò una lavagna su cui una mano invisibile disegnava, scriveva, creava collegamenti altrimenti improbabili. I suoi pensieri estrapolati e messi in atto all’esterno, chiaramente accessibili ora al suo Io.
E cominciò a vedere linee sinuose che si intrecciavano, seguivano un percorso oscuro, ma affascinante, si arrotolavano su se stesse, creando...
…ecco! L’immagine si mostrava nella sua interezza: circonvoluzioni.
Il disegno di un cervello, in proiezione laterale.
Tutto era partito quando si era chiesto cosa o chi avesse creato tutto ciò il cielo le stelle il mondo
Ed ora credeva di avere la risposta.
Se allora tutte le storielle che si raccontano dai tempi dell’età della pietra e del bronzo, altro non sono che proiezioni mentali, ragione che domanda e che risponde, il senso di tutta la vita qual è?
Questa domanda fu bastevole a chiudergli lo stomaco in una morsa: il Caramello Royale l’aveva gettato in un vortice ontologico sulla vita, da cui fu capace di uscire solo prendendo in considerazione gli stimoli biologici che gli provenivano dalle viscere. In altre parole: gli animali non conoscono la depressione, male della ragione, così come non conoscono le pene d’amore, l’ansia, la solitudine, le manie, l’abbandono, la gelosia….
Di nuovo indecisioni: forse non parlarle sarebbe stato meglio.
A cosa sarebbe servito? Avrebbe realmente capito? E allora perché non viversi quel rapporto senza sovrastrutture, lasciando libera l’energia vibrante dentro sé e tagliando fuori la ragione?
Pensò alla decisione appena presa, quella che aboliva quella precedente: non le avrebbe parlato più, almeno per ora.
Forse con Luca sarebbe stato diverso.
Forse.