mercoledì 23 aprile 2008

Rifman Malika | due

Le diede un foglio spiegazzato, passandole al contempo la canna.
Fece due tiri, guardò l’orizzonte e le venne in mente un viaggio. Quando andò a trovare Teresa.
Ordinò un porto-tonic: Porto bianco per 3/4, acqua tonica per il resto. Una fettina di limone. On the rocks.
“Devo raccontarti una cosa…” gli disse.
“Leggi prima” rispose Marco. “L’ho trovata in un libro: La casa del sonno.
Kya iniziò a leggere.

Notte prima degli esami (03.mar.08)

Il mio cuore dovrebbe battere. Ansia, coraggio, speranze, paure, proiezioni.
Una visione: qualcuno che corre. Fuga.
Un ubriaco intanto si infila dietro di me in ascensore. Incapace (ingenuo io che gli credetti) di citofonare a chi di dovere. Più probabilmente chi di dovere non voleva ascoltare, il citofono che russa in lontananza.
Arriva al 4°.
Ma prima mi bacia il cuore, mi ringrazia per averlo fatto entrare, per non essere stato diffidente, scappa dai miei occhi, continua a ringraziare.
Ma sa che lo osservo. Mentre l’ascensore arriva al piano. E allora non ne può più.
Alza la testa. E mi guarda. Occhi grigi come l’oceano di Valencia, in un sabato ventoso di novembre. Profondi e carichi come solo l’oceano.
Alza la testa. E guardandomi ringrazia nuovamente.
Io proseguo. Un altro uomo ha incrociato la mia strada.
Arrivo al mio piano. Esco dall’ascensore ma non rincaso: aspetto sul pianerottolo. L’uomo con gli occhi color oceano parla da solo, bussa ripetutamente ad una porta che resta chiusa, si agita, barcolla, aspetta, insiste, ma monta in lui la consapevolezza. Negato. Rifiuto. La notte scorrerà in altro modo. Il letto che cercavi resterà vuoto.
Ed io lo guardo. Ed io che penso.
All’ oceano di Valencia, che rumoroso accompagnava le lacrime.
E a lei che stanotte mi cerca. Da tempo. Da lontano.
Tutto stanotte, quella prima degli esami, concentrato in unica battuta.
Ed io non rispondo. La porta chiusa.
E lei ritenta. E lui prova coi pugni nudi sul legno.
Ed io non voglio. E chi di dovere neanche.
Il mio cuore dovrebbe battere. Forte e veloce. E invece è calmo, istericamente calmo. Chiuso in un silenzio che non voleva. Stordito. Come ibernato.
Il cellulare non squillerà più, anche lui resterà in silenzio, come l’uomo dagli occhi color oceano. Si addormenterà.
Domani si ricomincia. Con un esame.

Fece un sorso di porto-tonic, poi gli disse: “Da dove cominciamo??”

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