domenica 25 ottobre 2009

Postumi di Black Bombay

Ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Era diventato come lavarsi i denti dopo pranzo o mettere su il caffè appena sveglia. Automatismi.
Muoviamo azioni per gran parte della nostra giornata per schemi precostituiti e preconfezionati. Questo ci fa risparmiare tempo e ci permette di incasellare l'una dopo l'altra tutte le cose, appuntamenti, telefonate, aperitivi, pilates e letture distratte, che ci è dato vivere o che ci è imposto affrontare. Centrifugare tutta la nostra giornata, per iniziare dalla cena o dal corso di cucina thai, ci renderebbe meno produttivi: e così la nostre giornate scorrono su canovacci delineati. Ci si sveglia, si mette il caffè sul fuoco e mentre sale si fa pipì. E poi la doccia e nel mentre l'acqua si fa calda prepariamo sul letto i vestiti da indossare. E poi usciamo e mentre si mangia qualcosa, un croissant in una mano e i soldi nell'altra, con la borsa soto il braccio, compriamo il giornale e il biglietto della metro e mentre e mentre e mentre.... Tristemente automatismi.
Alcuni pazienti epilettici mostrano questi automatismi mentre hanno una crisi: vale a dire che il loro cervello è come se si spegnesse, c'è perdita di coscienza, dopo non ricorderanno nulla di tutto quello che gli sta accedendo, non ricorderanno chi avevano davanti e cosa gli stavano raccontando, semplicemente un buco nella linea dei ricordi, eppure in quel momento continuano a muoversi, come fantasmi. Conservano il movimento che era posto in essere: masticano o camminano o continuano a fare esattamente quello che stavano facendo prima che un pool di neuroni impazziti scaricasse segnali in modo anomalo, generando la crisi.
Automatismi.
Ormai ci aveva fatto l'abitudine.
Era diventato come lavarsi i denti dopo pranzo o mettere su il caffè appena sveglia.
Non era neanche più in grado di riconoscere i segnali di pericolo che le si mostravano. Aveva silenziato il carattere premonitore che in quanto tale avrebbe dovuto dirle che qualcosa di negativo stava per accadere. L'acido è un sapore cattivo. E questo perché non ci venga in mente di vomitare ogni volta che ci manca il dessert.
Il vomito è un riflesso biologico di fondamentale importanza, ma c'è un prezzo da pagare: l'assaporare il contenuto del nostro stomaco. La memoria gustativa apprende in maniera istantanea e conserva quel sapore e lo ripropone, come idea, come monito...
ma Luisa ormai ci aveva fatto l'abitudine e a quel rigurgito acido, tagliente, sottile, che feriva la mucosa del suo esofago e sfibrava i tessuti del suo essere, non faceva neanche più caso. Si alzò dal letto, ancora intontita, ancora sotto effetto Black Bombay e si diresse in cucina: aveva ormai imparato a convivere col suo problema e sapeva quando accettare un invito a cena, quando declinare, quando restare a casa e quando prepararsi un infuso.
Mise l'infusore sul fuoco e nel mentre andò a svuotare il suo contenuto gastrico in bagno, con completo distacco, come se fosse assente, come senza coscienza, come se la sua lingua fosse ormai insensibile all'acido...

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